LA LEZIONE ELETTORALE IN UMBRIA È SEMPRE LA STESSA: MANCANO ANCORA LE SCELTE ECONOMICHE E SOCIALI STRUTTURALI di Giuseppe Lumia



Riflettiamo un po’. Anche nelle Elezioni Regionali in Umbria come nelle precedenti sono riemerse le “questioni strutturali” che da mesi indichiamo come centrali per riprendere un cammino politico virtuoso da riversare sia nell’azione di governo sia di conseguenza sul versante elettorale.

Riprendiamoli sinteticamente:

1) La crisi, la sofferenza e la rabbia del ceto medio-basso. Senza una politica economica e sociale a sostegno corposa e in grado di incidere in profondità e in meglio su questa parte vitale e decisiva della società difficilmente verremo a capo delle difficoltà in cui versano le forze di Centro Sinistra, in particolare del PD e oggi anche di 5 Stelle che prima veniva votato proprio per protesta e voglia di radicale cambiamento. Oggi, si è ancora dentro il ciclo della delusione del Pd, si allarga la delusione anche a 5 Stelle e si preferisce per il momento orientare  il consenso sempre più a destra verso la Lega e Fratelli d’Italia oppure refluire nella vasta area del non voto restando in attesa di più forti segnali...

2) Con l’Unione Europea vanno sciolti i nodi tuttora irrisolti. Lasciare scorrere il rapporto come l’abbiamo conosciuto in questi anni non va bene, produce rancore e rabbia tra i cittadini. Basti pensare che sull’immigrazione l’Unione Europea non fa veri passi in avanti: soli eravamo e soli rischiamo di rimanere nel gestire un flusso che richiederebbe condivisione reale nel distribuire da subito gli arrivi con politiche di integrazione senza precedenti e con investimenti e di pace per sostenere l’autosviluppo  dei Paesi di provenienza. Così sulla flessibilità europea intorno alla manovra di bilancio: senza investimenti da almeno 15 miliardi sul “cuneo fiscale” non produrremo quel rilevante dinamismo economico che riporta benessere reale al ceto medio-basso e risultati vistosi sulla crescita della domanda interna dei consumi tali da rimettere in movimento l’intera economia per avere così nuove possibilità di rilancio delle politiche di uguaglianza e di sostegno a settori strategici come quello della scuola e dell’ambiente...

3) La politica deve ritornare ad ancorarsi alle scelte strutturali e di cambiamento reale. Non basta più avere un bravo candidato a presidente delle Regione, diversamente avremmo vinto in diverse altre Regioni dove abbiamo perso per le medesime motivazioni. Non basta neanche allacciare buone alleanze con 5 Stelle senza comprendere che il terreno sui cui procedere insieme è quello delle scelte radicali seppur sempre rigorosamente di governo: sostegno senza precedenti al ceto medio-basso nel lavoro dipendente e autonomo in termini di reddito e di fiscalità, rivedere i parametri europei del rovinoso “patto di stabilità” e avanzare la proposta di avvio di una road map sugli Stati Uniti d’Europa. E così via sull’ambiente e sulle politiche urbane...

Ecco perché adesso non bisogna fare l’errore di traballare intorno ad aspetti non colpevoli: l’opzione di Governo, l’alleanza con 5 Stelle, le candidature a Presidente... Bisogna piuttosto fare “scelte strutturali” sui problemi ancora irrisolti sul versante economico e sociale...

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