ELEZIONI IN SARDEGNA: LA SCONFITTA PER IL CENTRO SINISTRA NON È TUTTO, C’È UNO SPAZIO ELETTORALE ANCORA CONSISTENTE! Riflessione di Giuseppe Lumia
Anche in Sardegna alle Elezioni Regionali il Centro Sinistra ha perso nonostante la bella affermazione di Massimo Zedda. Ma a ben guardare emerge un dato che ci fa ben sperare: c’è ancora uno spazio elettorale consistente, intorno al 30 per cento. È stato così anche di recente in Abruzzo con l’altrettanto buon risultato di Giovanni Legnini.
Sarebbe un errore mortale però cullarsi e pensare che il pericolo di marginalità e residualità sia superato. C’è da sudare e faticare, lavorare e lavorare molto e bene. Anzi, la drammatica e innegabile crisi in cui tutte le formazioni politiche progressiste versano va semmai trasformata in una grande e preziosa opportunità di crescita intorno ad alcuni pilastri fondamentali per una radicale cura dei diversi mali e per il prossimo rilancio, innanzitutto nella società e anche naturalmente nelle urne.
Innanzitutto dobbiamo evitare già dal Congresso del PD in corso il male oscuro del “genericismo”. Nello stesso tempo dobbiamo aprire la cultura progressista alle sfide sociali e ambientali che caratterizzano la difficile e travagliata vita quotidiana. Vediamo un po’:
1) Quale modello di Europa scegliamo? Una cosa è certa: rimanere ancorati alle sorti dell’Unione Europea porterebbe il PD e i Progressisti tutti al disastro. Bisogna avere la lungimiranza di scegliere subito il modello Federale degli Stati Uniti d’Europa per avere uno stesso range fiscale per le imprese e retributivo per i lavoratori, un solo esercito, un unico spazio giuridico Antimafia e Antiterrorismo, un Presidente eletto direttamente, un Parlamento con veri poteri...
2) Quale progettualità intendiamo promuovere?
È oramai indispensabile riprendere solidi legami con il ceto medio, sempre più in difficoltà e tuttora imbufalito, e le realtà sociali della marginalità e della povertà, sempre più diffuse, attraverso la capacità di tenere insieme Legalità e Sviluppo e di dare risposte concrete ai bisogni dirompenti di lavoro, uguaglianza e sicurezza...
3) Da dove ripartire nel radicamento sociale?
Senz’altro dalla Scuola, dall’Università e dai Centri di Ricerca. Riconoscendo, senza tergiversare, gli errori e puntando dritti alla Scuola a Tempo Pieno, all’abolizione dei test di ingresso per l’accesso all’Università, al rilancio degli investimenti in questi decisivi luoghi per il futuro. Un altro campo su cui misurarsi è l’Agricoltura per liberarla dalla intermediazione e dalle agromafie. Così anche affrontare le esigenze dei quartieri a rischio delle Città e delle Aree Interne e Rurali. Con la scelta di ritornare ad agire nel mondo del lavoro per confrontarsi con il lavoro che drammaticamente manca e con quello che vorticosamente cambia. Così pure sull’ambiente vanno avviate scelte concrete sull’assetto idrogeologico del territorio, di decarbonizzazione del ciclo industriale e di sostegno reale alle produzioni rinnovabili...
4) Quale Forma Partito pensiamo di promuovere?
Dopo la rovinosa scelta del Partito “IO” abbiamo bisogno di lanciare e sperimentare un moderno “Partito NOI” sulle idealità di riferimento, sulla formazione e sulla selezione della classe dirigente, sulla struttura organizzativa e progettuale. Un modello di Partito che sa farsi comunità aperta, territorio, cultura e Popolo...
In sostanza per i Progressisti si possono riaprire spazi di agibilità e di impegno che vanno sapientemente coltivati cambiando profondamente noi stessi piuttosto che limitarsi a puntare il dito sugli altri che sicuramente vanno contrastati duramente per i danni che stanno causando al Paese.
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