Al Senato vince, e anche bene, Trump. Sottovalutare la Sua spinta così come il vento sovranista e il populismo che spirano in USA e in tutto l’Occidente è un grave errore.
Alla Camera invece è evidente l’ottimo risultato dei Democratici. È un’affermazione altrettanto netta. Per molti versi interessante per il cammino dei progressisti in USA e in Europa.
Nel linguaggio calcistico sembra pertanto che ci troviamo di fronte ad un classico pareggio. L’America è oggi ancora divisa in due.
Ma la novità stavolta non sta in Trump e nel suo modo di comunicare, nell’estremismo populista e sovranista che incarna con la conferma delle sue discutibili peculiarità personali.
L’attenzione va posta sulla positiva ed interessante ripresa dei Democratici. Grazie ad una radicalità politica attenta alle fasce sociali popolari e al ceto medio, alle minoranze attive sui diritti civili, al ruolo delle donne, alla scelta di candidati progressisti, alle sfide del cambiamento climatico... si è avviata una certa ripresa.
Va prestata pertanto una particolare cura al progressismo dal taglio sociale. Sembra quello più in forma e più capace di ottenere un consenso maggioritario. Si vuole uscire dalle difficoltà elettorali con un piglio dinamico e marcatamente sociale.
A Trump i Democratici hanno contrapposto un progetto diverso e alternativo con delle candidature e una classe dirigente più orientate al “Noi” piuttosto che all’”Io”.
La sfida in USA è aperta... In Europa e in Italia?
Otiima domanda finale, e comunque vincono idee, programmi, contenuti, no slogan e autoreferenzialità. Il sistema di voto negli USA prevede l'iscrizione a tre albi degli elettori :repubblicani, democratici, indecisi; in Italia sarebbe un passo avanti. Altro che prinarie.... Gli elettori sono aumentati, con loro la sinistra è non ultimo, sono aumentate le donne elette. Anche giovani, mussulmane, e non solo. Insomma, cambiamenti epocali. Da consolidare e esportare in Europa e in Italia.
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