PRIME NOTE SUI RISULTATI FINALI DEL VOTO IN FRANCIA di Giuseppe Lumia




C’è molto da valutare su quanto è avvenuto elettoralmente in Francia. Alcune lezioni sono preziose per chi vuole ripensare e riprogettare il rilancio della politica democratica. 


PRIMA LEZIONE. La partecipazione al voto è stata elevatissima per gli standard francesi sia al primo turno (non avveniva dal 1981) sia al ballottaggio (non si verificava dal 1997). Quando la posta in gioco è veramente alta e gli schieramenti sono ben definiti, la partecipazione elettorale acquista rilevanza e spessore. Quando invece i cittadini percepiscono una certa omologazione tra le forze politiche e poca credibilità nelle proposte di governo, il tasso di affluenza crolla miseramente. 


SECONDA LEZIONE. Il Rassemblement National della Le Pen e di Bardella ha subito una sconfitta clamorosa, ottenendo solo 143 seggi. Puntava alla maggioranza assoluta, con  l’asticella posta a 288, e si è invece classificato terzo, lontanissimo dalla meta prefissata. La destra estrema cresce, guai a sottovalutarla, ma alla prova del fuoco della governabilità nelle democrazie mature può essere “respinta con perdite consistenti”. 


TERZA LEZIONE. Il Nouveau Front populaire della coalizione di sinistra ha ribaltato tutte le previsioni diffuse e condivise dagli esperti, diventando alla fine la prima forza elettorale conquistando ben 182 seggi. Quando le sinistre e i progressisti democratici si uniscono, le potenzialità elettorali aumentano di tantissimo, soprattutto se sono minacciati i sistemi di welfare (sanità, scuola, politiche sociali e previdenziali), i diritti civili nelle varie e concrete declinazioni, i livelli di uguaglianza e di democraticità. Rimane tuttavia aperta la sfida di sapere avanzare elettoralmente non solo in modo difensivo ma pure in prospettiva progettuale. 


QUARTA LEZIONE. L’aggregazione centrista di Ensemble che fa capo al Presidente Macron ha ottenuto un buon risultato con 168 seggi, diventando la seconda forza parlamentare, tenuto conto che veniva data per spacciata alla luce delle fallimentari prove di governo. In sostanza le forze democratiche centriste, quando sono sollecitate elettoralmente in chiave anti destra estrema, hanno margini di consenso piuttosto significativi, naturalmente da saper coniugare con un approccio di governo innovativo. 


Adesso la Francia è chiamata a due prove: 


1) Una prova difficile e complicata riguarda la formazione del Governo in Francia. Perché sia rispettato il risultato elettorale, è necessaria una composizione di Centro-Sinistra, diremmo all’italiana, senza escludere quindi nessuna componente, compresa France Insoumise della sinistra radicale di Mélenchon. I giochi tattici da una parte (Macron) e divisivi dall’altra (vecchia malattia delle sinistre) farebbero solo del male alla democrazia francese e ridarebbero fiato alle destre estreme per riprendersi da questa cocente sconfitta. Il comportarsi politicamente da “adulti” è un richiamo quanto mai appropriato. 


2) Un’altra prova è più di prospettiva progettuale, da pensare sempre alla prova dell’azione di governo: riprendere in chiave innovativa la questione sociale, che ritorna centrale in tutte le democrazie occidentali ed europee. Senza il benessere del ceto medio e basso dal punto di vista del reddito, della vita reale dei quartieri delle città e delle aree interne e senza la ripresa dei livelli di uguaglianza di reddito, di genere, generazionali e territoriali, le democrazie sono prive della loro forza, dell’autorevolezza istituzionale e del consenso democratico necessari per affrontare le varie e drammatiche sfide interne ed esterne, come la diffusione delle marginalità e delle dipendenze, il cambiamento climatico, le guerre, i processi migratori, la sicurezza, il contrasto delle mafie, le intelligenze artificiali.


In Francia la partita elettorale sembrava chiusa a favore delle destre e invece si sono affermate le forze antifasciste. In Inghilterra la vittoria del Labour è stata dirompente. Prossimamente toccherà alla Germania mettersi in gioco e vivere il suo passaggio elettorale altrettanto difficile e rischioso. E l’Italia? Un percorso è iniziato alle europee e in molte amministrazioni locali, ma c’è ancora molto da ripensare e riprogettare per dare al nostro Paese una prospettiva altrettanto democratica e progressista. 

Commenti