CONGRESSO DEL PD, TRA SERIE PREOCCUPAZIONI E SPERANZE DA COLTIVARE.


CONGRESSO DEL PD, TRA SERIE PREOCCUPAZIONI E SPERANZE DA COLTIVARE. 
Di Giuseppe Lumia 

Il Congresso del Pd è entrato nel vivo. Basta porgere l’orecchio sul territorio per scorgere facilmente nelle vene della base tanta preoccupazione ma anche delle speranze. 

Preoccupazione da prendere sul serio? Altroché! Speranze da coltivare? Sì, con molta cura!

Rimane centrale l’approccio politico che sta emergendo in vista del Congresso: ennesimo gioco dell’”IO”, oppure opportunità per costruire il "NOI" Partito?

Per adesso si è di nuovo tutti concentrati sulle candidature alla Segreteria. I due veri protagonisti del Congresso, Schlein e Bonaccini, si contendono realisticamente la leadership. 

Bisogna riconoscere che, per il resto, non c’è molto spazio. L’impegno intorno alla riscrittura della Carta dei Valori rischia di essere un fatto elitario e marginale. 

Della identità e delle idee, della progettualità e delle strategie, dell’organizzazione e del radicamento? Tutti nodi ancora da sciogliere ma di fatto, per adesso, relegati in secondo piano. 

La comunicazione, infatti, tambureggia sulle personalità dell’una e dell’altro, sulle loro capacità comunicative, sulle simbolicità utilizzate per impattare meglio nella indistinta opinione pubblica. 

Insomma, viene fuori il carattere reale di questo Congresso: da Congresso Costituente si è scivolati al Congresso sulla scelta del Segretario. 

La preoccupazione rimane allora forte sul fatto che non sono bastati, dalla nascita del Partito Democratico, ben 7 Segratari e 2 Reggenti per comprendere dove stanno i mali e su cosa lavorare per consentirci una vera rigenerazione. 

Con questa dinamica ci si affida ancora una volta alla leadership dell’Io-Comunicativo. Sarà infatti il leader vincente a proporre man mano le terapie per curare i mali del Pd. La base avrà ancora in questa fase il ruolo tipico dei tifosi che esprimono molta passione ma praticano poco la dimensione partecipativa. 

Eppure, un altro Congresso era stavolta alla portata di mano. 

Vediamo un po’ cosa poteva farsi, visto che alcuni aspetti ci saranno comunque utili nella fase successiva:

1) Andava nominato un Reggente, autorevole e grande conoscitore del Partito e della dinamica politica, con l’impegno a mettere su un corposo Congresso Costituente e senza poi candidarsi alla Segreteria. 

2) Aprire le adesioni ai Circoli e permettere l'iscrizione direttamente in tali contesti. Riaprirli realmente e farli partecipare attivamente alla preparazione, discussione e deliberazione sia dell’Identità, sia della progettualità, sia dell' organizzazione per la rigenerazione del Partito Democratico.

3) Dedicare almeno 8 mesi al lavoro concreto e partecipato sui vari nodi da sciogliere e, solo successivamente, dedicarsi alla scelta del leadership più adatta all’identità e alla fisionomia del Partito delineate con un serrato confronto in tutti i territori. 

Non è stata praticata questa strada. È probabilmente un grave errore che lascia insoluti il “genericismo” nelle scelte, il “destrutturalismo” nel vivere la dimensione Partito, il “divisidismo” nello stare insieme.

Il pensare e agire Costituente è approccio che rimane comunque valido e che va pertanto recuperato successivamente all’elezione del Segretario. 

La speranza profonda e da coltivare sta, allora, in quello che si dovrà fare di Costituente dopo l’elezione del Segretario. Per dare al Partito Democratico il ruolo che gli spetta nella Società e nelle Istituzioni. Per diventare realmente un Partito moderno, aperto, ben strutturato, con una identità chiara e una progettualità in grado di misurarsi con le grandi e drammatiche sfide del nostro tempo.

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