“TUTTA UN’ALTRA STORIA”. PD, SEGNALI DI SVOLTA E LIMITI. ADESSO CAMBIARE È POSSIBILE MA NIENTE GENERICISMO. Di Giuseppe Lumia



Quando si è in crisi non sempre si ha la lucidità e il coraggio di rimettersi in gioco. Spesso prevalgono la paura del cambiamento e la rassegnazione allo stato delle cose... Anche per il PD vale lo stesso ragionamento sapendo naturalmente che in questo caso sono in gioco i destini del Paese, della stessa Sinistra Democratica e del Centro Sinistra in generale...

Alla Conferenza Nazionale di Bologna del PD, “Tutta un’Altra Storia”, stavolta sono venuti fuori interessanti idee e  analisi che lasciano ben sperare grazie anche al contributo di diverse intelligenze appassionate e competenti presenti nella società italiana...

Vediamo un po’ di capire meglio.

1) Si è finalmente messo al centro il problema decisivo delle crescenti disuguaglianze di reddito, di genere, di generazione, di territori, di rapporto con la giustizia sociale e con l’ambiente... Non sembra vero ma si è compreso che la sinistra in tutto l’Occidente ha fatto un errore grave ad emarginare tale valore e ad abbandonare i ceti sociali deboli e lo stesso ceto medio al proprio destino...

2) Il Liberismo  è individuato come un problema nella globalizzazione e non come una risorsa. È paradossale che  le destre per tempo si sono sottratti al suo declino ripiegando sul regressivo e pericoloso populismo sovranista, nazionalista ed autoritario mentre le sinistre sono rimaste schiacciate dalla crisi proprio del liberismo oppure sono rimaste ferme in un’attesa passiva di tempi migliori senza misurarsi con una visione progressista e avanzata da condividere nella società...

3) È necessario rompere gli indugi e mettersi in cammino per riprendere i sani valori delle sinistre a cominciare dalla giustizia sociale e in tempi rapidi  provare a ripensare in chiave di decisione di governo e di partecipazione popolare i rapporti sociali ed economici non più solo in termini di opportunità tra gli uomini e le donne dentro i travagli drammatici del nostro tempo: le povertà, le guerre, l’immigrazione e il fenomeno inverso dell’emigrazione dei nostri giovani, la sicurezza, le innovazioni tecnologiche, il cambiamento climatico, il contrasto al declino  del Paese e alla crescita elettorale delle destre autoritarie...

Tutto bene? Magari fosse così! Il cammino è appena  all’inizio e il rischio rimane in piedi se pensiamo ai conflitti interni o alle possibili sconfitte elettorali o ancora alle continue divisioni di Governo...

Ma sono in piedi altri rischi e più di fondo. Basti pensare  a quello principale: il “genericismo”... Mille buone idee che non corrispondono a scelte di fondo, strutturali e incisive che abbiano un forte impatto positivo nella società. Su alcuni aspetti si è virato positivamente proponendo una agenda sulla parità salariale tra uomini e donne, sullo ius soli e lo ius culturae... Ma su altri aspetti strutturali si è ancora in ritardo... Esempi?

A) Sulla scuola e sull’Universita’. Non bastano più appunto  richiami generici di rinnovata attenzione. Dobbiamo indicare alcune mete strutturali come il rilancio degli stipendi dei docenti: da duemila euro in su; scuola a tempio pieno su tutti i territori; nuove scuole sicure, bellissime e piene di moderni impianti sportivi, laboratori con tecnologie avanzatissime. Anche per l’Università va abolito il numero chiuso, va rilanciata la ricerca e il diritto allo studio...

B) Sulle località e i territori interni e sul Mezzogiorno vanno fatte scelte concrete di sviluppo sostenibile. Ripartire con la presenza di scuole, servizi, sanità, strade, turismo, aziende artigiane, beni culturali perché concentrare tutto nelle grandi e medie città è stato un errore in tutto l’Occidente e soprattutto in Italia. Il Sud Italia deve diventare con programmi triennali e poteri sostitutivi la risorsa del rilancio dell’intero Paese come lo è stato l’Est, prima povero,  della Germania...

C) Dall’Unione Europea agli Stati Uniti d’Europa. Su questo aspetto il genericismo è del tutto incomprensibile. L’attuale assetto Confederale non consentirà mai un salto di qualità. Nessuna sfida esterna ed interna all’Europa può essere realmente vinta senza un nuovo assetto Federale per avere un solo sistema fiscale e retributivo, un solo esercito, una sola politica estera ed euromediterranea, una sola sicurezza antimafie e antiterrorismo, una politica di immigrazione comune con un Parlamento  europeo con veri poteri legislativi e con un Governo europeo eletto direttamente dal popolo...

Altri esempi potremmo fare sulla promozione dell’ambiente, sulla drammatica crisi del ceto medio-basso, sulla lotta alle mafie e sulla diffusione delle dipendenze ma basta comprendere che il genericismo è diventato a buon ragione sterile e insopportabile. Ecco perché bisogna cambiare velocemente e bene, prima che sia troppo tardi. Oggi è possibile. Basta crederci e investire sul “Partito Noi” in visione, progettualità, organizzazione e con una classe dirigente capace e coesa...

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