IL PD È CHIAMATO ADESSO ALLA RIGENERAZIONE PROGETTUALE di Giuseppe Lumia

 


IL PD È CHIAMATO ADESSO ALLA RIGENERAZIONE PROGETTUALE di Giuseppe Lumia


Il tempo della “Rigenerazione Progettuale” del PD incalza. È innegabile che la nuova Segretaria abbia da subito saputo immettere nel corpo ammalato del partito entusiasmo e passione. Il gruppo dirigente attorno a lei, non senza limiti e polemiche, è stato composto. Adesso si richiede quel cambio di passo per affrontare finalmente le cure profonde e necessarie. 


La prima cura: rigenerazione progettuale del Partito. È un lavoro interno, si vede poco, più complesso di quanto si possa pensare ed è irto di ostacoli, ma è indispensabile e prioritario. Non basta infatti l’“IO comunicativo” della fresca e dirompente personalità della Segretaria. Non basta la pur importante dimensione movimentista dello stare in piazza e nelle istituzioni. C’è bisogno come l’aria di un Partito strutturalmente riorganizzato: in formazione a tutti i livelli, attivo nei circoli su idee-progetto locali e globali, aperto e impegnato quotidianamente sulle drammatiche sfide che caratterizzano il nostro travagliato tempo carico di disuguaglianze, guerre, cambiamento climatico… Insomma, il Partito va ben rigenerato con un piglio progettuale e sistemico. Diversamente la malattia in cui versa da anni e anni il PD difficilmente verrà debellata.


La seconda cura: rigenerare la dimensione europea. L’Unione Europea arranca su tutte le drammatiche sfide perché è sostanzialmente incompleta. È ancora troppo Confederale (intergovernativa) e poco Federale (comunitaria). Bisogna avviare una fase costituente degli Stati Uniti d’Europa. È pertanto vitale chiamare a raccolta tutti i Partiti Democratici e Progressisti presenti nei Paesi dell’Unione e definire così una road map di un impegno concreto e progettuale in grado di raccogliere la piena e convinta disponibilità delle nuove generazioni a procedere spediti in tal senso, per aprire così l’Europa alle sfide poste dalla guerra contro l’Ucraina e dall’attuale e ingiusta globalizzazione, che va dotata decisamente di una nuova governance. 


La terza cura: rigenerazione della propria Agenda sociale ed economica. Disuguaglianze, diritti civili e sociali, welfare, lotta alle mafie, politiche sull’immigrazione in arrivo e sulla emigrazione dei nostri giovani, proposte alternative sulla riforma fiscale, sull’autonomia differenziata e sul passaggio ad un assetto istituzionale presidenzialista richiedono una qualificata dimensione progettuale, che sia concreta e condivisa, in grado di essere riconosciuta come una risorsa di svolta radicale, rispetto al governo di buona parte della “Seconda Repubblica” pressoché stantio del Paese. Ma c’è un nodo da sciogliere su cui ancorare solidamente l’Agenda sociale ed economica. Si tratta di affrontare la grave crisi del reddito del ceto medio e basso. I redditi attuali hanno reso il ceto medio povero e quello basso misero. Sotto i duemila euro al mese non dovrebbe vivere nessuno. Ad ogni manovra finanziaria va predisposta una solida controproposta che va in tale direzione, a cominciare ad esempio dai docenti delle scuole, per poi passare via via a tutti i redditi del lavoro dipendente, utilizzando risorse cospicue per abbattere di molto il cuneo fiscale. 


Non sarà un percorso semplice e breve. Si dovrà procedere mentre si è sottoposti alla dura prova delle coalizioni inevitabilmente larghe per competere alle varie elezioni soprattutto locali. Ma il “tempo dell’opposizione” è propizio per renderlo “tempo di ripensamento e di ridefinizione”. In sostanza, il PD deve rompere gli indugi e curarsi sul serio con un approccio di “rigenerazione progettuale”, che non esclude ma include sia tutte le risorse interne che quelle esterne, aprendo soprattutto a quei soggetti sociali (basti pensare al mondo del Volontariato e del Terzo Settore) che già hanno sperimentato idee e progetti ricchi di sani valori e di concretezza sociale condivisa intorno allo sviluppo sostenibile socialmente e ambientalmente.


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