IL PD CON LETTA ALLA PROVA DEL CAMBIAMENTO: NE VA DELLA SUA ESISTENZA di Giuseppe Lumia

 



Il PD si affida ad Enrico Letta, che ha le carte in regola per avviare quel cambiamento radicale e profondo tanto atteso. Sarà determinante sostenerlo con idee e progetti che vadano  in tale direzione. 


Il PD adesso si unisce intorno a Letta: stavolta speriamo che sia un’ unità progressiva e non scontata e regressiva. 


Per essere un’unità progressiva, dovrà sviluppare finalmente un percorso rigoroso per dotarsi di una moderna identità, adottare due chiare e incisive agende di lavoro, sul Paese e sull’Europa, e assumere una nuova e strutturata organizzazione interna.


SULL’IDENTITÀ DEL PD. È da anni che viene evocata ma mai realmente ricercata. Così si sono spenti via via sogni, ideali e passioni senza più una militanza che si spende e che affascina e senza più un consenso popolare diffuso e all’altezza del suo potenziale ruolo. L’identità deve essere chiaramente di sinistra ma né nostalgica né da definirsi in astratto. Deve forgiarsi sulla moderna e avanzata idea-guida dello sviluppo sostenibile socialmente e ambientalmente e con una mission orientata a cambiare l’Italia sotto il segno dei valori regolativi della fraternità nelle relazioni umane e dell’uguaglianza di reddito, di genere, generazionale, territoriale, con l’obiettivo di guidare il percorso della nuova Europa, da cambiare e ancorare nel Mediterraneo.


SULL’AGENDA DEL PAESE. Il PD dovrà mettere da parte finalmente il male diffuso del genericismo, che lo rende impalpabile nel rapporto con la società e incapace di avere presa e rilevanza nella vita quotidiana. Per questo è necessario rimettersi in gioco attraverso alcune scelte di fondo: ad esempio, riprogettando il rapporto con il ceto medio-basso abbandonato da tempo al suo destino, con ciò causando danni rilevanti alla democrazia, alla coesione sociale e alla stessa crescita dell’economia, spianando la strada alle destre radicali e ai populismi. Lavorare su un’agenda al servizio del ceto medio-basso serve, da un lato, a riprenderne interessi e rappresentanza e, nello stesso tempo, dà una solida base per aprirsi con forza alle innovazioni sociali presenti nei vari mondi della formazione, del lavoro e delle imprese. Pensiamo a qualche esempio sulla scuola e l’università. Nell’agenda del PD dovrebbero esserci questi obiettivi: aumentare gli stipendi dei docenti e del personale in soli due anni o al massimo in tre anni, allineandoli alla media europea; investire in nuove strutture sicure e di nuova generazione tecnologica; aprire la scuola a tempio pieno su tutto il territorio. Così si eleverebbe  il rapporto con il Governo Draghi attraverso un’agenda sociale senza precedenti, capace di fare del Recovery Fund un’opportunità per rendere l’Italia più coesa e socialmente più giusta, a partire dal Sud, dai giovani e dalle donne, più dinamica e rigenerativa perché si promuove la natalità, si renderebbero vivibili i quartieri a rischio e si rimetterebbe  in moto un moderno ascensore sociale, per valorizzare vocazioni e talenti territoriali, finalmente in grado di liberarsi dalle mafie, in una logica di legalità e sviluppo. 


SULL’AGENDA DELL’EUROPA. Il PD deve promuovere una fase costituente degli Stati Uniti d’Europa, richiamando intorno a questa meta tutti i Partiti democratici e progressisti. Tre giovani su quattro sono pronti, bisogna allora rompere gli indugi e fare dell’Europa una risorsa reale di futuro per le comunità locali e per il vasto e travagliato campo del Mediterraneo, in modo da stare alla pari con l’alleato USA e competere a testa alta con la Russia e la Cina e da dare alla stessa globalizzazione una nuova governance di pace e di sviluppo sostenibile. Pensare a uno spazio di promozione dei diritti sociali e dei diritti civili comuni, con un assetto Federale sui temi del fisco, dell’innovazione tecnologica, della sicurezza di prossimità, antimafia e antiterrorismo, della crescita economica, della sanità, aprirebbe ampi  spazi di impegno, di rielaborazione, di partecipazione in grado di dare alla politica una nobile funzione di guida del cambiamento.


LA NUOVA ORGANIZZAZIONE INTERNA. Il modello del “Partito-IO” ha causato solo danni incalcolabili. Il “Partito-NOI”, che va ricostruito, non può guardare al passato. Al Partito-apparato di nobile memoria bisogna sostituire il Partito-movimento, al Partito autoreferenziale il Partito aperto, al Partito ideologico il Partito degli ideali. Bisogna tornare quindi a investire sulla formazione a tutti i livelli, dal Segretario al semplice iscritto, utilizzando le migliori esperienze maturate nella società civile organizzata, come ad esempio nel Volontariato e nelle realtà dell’agire sociale intorno ai “beni comuni”. Così pure la selezione della classe dirigente va alimentata non attraverso la cooptazione dei capicorrente, ma attraverso un percorso che promuova chi rappresenta idee, culture e legami nella società. Basti pensare a quello che è avvenuto nel Partito democratico americano per il ruolo delle donne,  affermatesi  per avere svolto nella società  un lavoro innovativo, con un consenso diffuso e tale da esprimere innovazione e cambiamento per tutti. Nei circoli va ripreso un lavoro che non si limiti  al gioco dei social e al controllo del tesseramento, ma che sia in grado di  strutturare  attività mese per mese, con progetti-obiettivi sulla vita dei territori e sulle questioni nazionali, europee e mondiali. 


In conclusione, si apre ancora una volta una speranza di cambiamento, che è nelle mani non solo del Segretario ma di un pensare e agire comune. Sprecare questa ennesima opportunità sarebbe imperdonabile.

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