IL PD ALLA PROVA DEL GOVERNO DRAGHI: IDEE PER RILANCIARSI E NON DIVIDERSI di Giuseppe Lumia

 



Anche per il PD la scelta di sostenere il Governo Draghi è stata obbligata. Il difficile contrasto al Covid e la gestione travagliata del vaccino, come anche la necessità di combattere i drammatici risvolti economici della crisi attuale utilizzando al meglio le risorse cospicue del Recovery Fund, l’hanno resa inevitabile.


C’è una motivata convinzione soprattutto nei gruppi dirigenti, ma c’è anche un certo disagio nella base. 


La bussola delle scelte deve rimanere ferma e orientata verso il bene comune al servizio del Paese. Adesso sarebbe un tragico errore aprire la solita discussione interna e ripiegare in un incomprensibile conflitto dell’“io” con il classico esito a “somma zero”. Si farebbe del male innanzitutto alla società italiana e si metterebbe in pericolo la già fragile unità e la stessa condizione elettorale. 


Ma come stare al passo del Governo Draghi? Con quali contenuti e carattere politico? 


C’è un errore tragico da evitare: quello di abdicare alla propria identità e progettualità scadendo in un “minimalismo genericista” senza sapore e qualità. 


È senz’altro possibile percorrere una strada più attiva e dinamica, quella del “noi”, in grado di caratterizzare socialmente le scelte del Governo Draghi, che sono indispensabili per il rilancio del Paese. 


Alcuni esempi sono alla portata di un PD che rompe gli indugi e si propone a testa alta come guida di un nuovo percorso delle riforme in Italia e in Europa, dando priorità sociale al rilancio del ceto medio-basso senza il quale non c’è democrazia matura e crescita consistente dell’economia. 


1) La scuola e l’università. Bisogna tenere presente naturalmente il tema della gestione della minaccia del virus, sempre insidiosa, su cui la politica incide solo nella misura in cui si riesce a contenere la pandemia e a mettere in sicurezza sanitaria studenti e personale docente e amministrativo. Per il resto c’è molto da ripensare e riprogettare. Iniziamo dal reddito dei docenti, che deve essere progressivamente, in soli tre anni, rapportato alla media di quelli dei Paesi più avanzati in Europa. Così pure bisogna avviare una nuova costruzione di Scuole  e Università, per farne luoghi belli, funzionali, con le più avanzate tecnologie e sicuri. Ancora, bisogna realizzare da subito la scuola a “tempo pieno” in tutto il territorio nazionale. Solo così il PD potrebbe riannodare un rapporto con un mondo decisivo per la cultura progressista e per le potenzialità di una democrazia avanzata. 


2) Le città. I nostri contesti urbani devono essere sottoposti a cure radicali. La linea guida è la “rigenerazione urbana” a partire dai quartieri periferici: si tratta di rigenerazione sociale, ambientale ed economica. Pensate che energia positiva si può attivare in tale direzione, per radicare una nuova presenza politica del PD nella vita reale dei cittadini!


3) Le aree interne. Sono state abbandonate e lasciate isolate, prive di servizi e investimenti. Niente scuole, sanità, socialità, lavoro... La disuguaglianza territoriale ha fatto del male alla democrazia e allo stesso PIL dell’intera economia. Anche su questo aspetto c’è molto da fare per un PD che vuole riprendere un rapporto virtuoso con i territori e le comunità locali. 


4) La lotta alle mafie. Tutti gli indicatori più accreditati concordano che rischiamo di perdere terreno in un impegno che invece potrebbe dare frutti sociali ed economici indispensabili al rilancio di fiducia ed economia. Il PD deve spingere per fare in modo che tutta la politica ne faccia una priorità sistemica in una chiave moderna, cioè coniugando finalmente legalità costituzionale e sviluppo sostenibile. 


5) L’impegno contro le dipendenze. Sta dilagando la diffusione delle dipendenze patologiche sia da sostanze stupefacenti che da comportamenti. Abbiamo una rete di servizi, costituita dai servizi pubblici dei SERD, delle Comunità Terapeutiche e dei Servizi di Prossimità, che ci è invidiata nel mondo ma che ha urgente bisogno di nuovi investimenti in personale e risorse. Anche su questo il PD è chiamato a svolgere un ruolo di guida che sappia dare un impulso nuovo e motivazionale al Governo. 


6) Il cambiamento climatico. È il momento di passare ai fatti. La green economy è la via maestra del cammino produttivo dei territori, nel rispetto delle rispettive vocazioni e potenzialità. Il PD deve farsi promotore di investimenti reali e ben gestiti in tale direzione.  I giovani sono pronti a vivere una nuova rivoluzione industriale e produttiva in tutti i settori dell’economia. 


7) Il Mezzogiorno. Bisogna avere l’ambizione di affrontare questo tema con lo stesso piglio che ha avuto la Germania, quando ha promosso la crescita unitaria del Paese investendo nella Germania dell’Est. La CDU tedesca, con la Merkel, ne ha fatto la propria fortuna politica. Il PD in Italia deve fare altrettanto, anche attraverso una selezione della classe dirigente adeguata a questo storico e appassionante compito. 


8) I diritti civili. Sono anch’essi importanti per la vita reale e il benessere di una sana democrazia. Il contrasto all’omofobia non può più attendere, così anche il diritto al doppio cognome e alla possibile conoscenza della propria origine biologica. In Parlamento, in autonomia rispetto alla coalizione di governo, si può lavorare per far approvare leggi in attesa da tempo, come è avvenuto con l’approvazione delle Unioni Civili. Il PD non deve rinunciare alla sua funzione di tenere insieme diritti sociali e civili, per imprimere al Parlamento una nobile funzione di impegno legislativo sempre più maturo. 


9) L’Europa. C’è un percorso da avviare al più presto: la road map verso gli Stati Uniti d’Europa. Non si può più rinviare. La governance della globalizzazione e le sfide sociali e ambientali richiedono un altro passo democratico e decisionale che solo un assetto Federale può garantire. Il PD deve accompagnare l’azione di Draghi in Europa, perché l’Italia svolga un ruolo politico da protagonista, all’altezza di una storia da scrivere insieme ai giovani, che sono pronti a vivere in un’Europa realmente integrata. 


10) Le riforme istituzionali. Occorre innanzitutto rivedere la legge elettorale. C’è già un largo accordo per procedere nella direzione di una soluzione proporzionale con sbarramento; manca ancora il lucido coraggio di prevedere il ricorso anche alla doppia preferenza di genere. Sarebbe opportuno poi affrontare pure altre riforme costituzionali, come la “sfiducia costruttiva” e il voto ai diciottenni al Senato. 


Ma ci sono tanti altri profili su cui impegnarsi, come quello della riforma fiscale e degli investimenti nelle infrastrutture. 


L’importante adesso è ripensare e riprogettare in concreto la vita della società italiana ed europea con un atteggiamento di condivisione con quella parte della società che è pronta a partecipare e sostenere un PD che non imploda ma che si apra  e si metta  al servizio del cambiamento.

Commenti