PER IL PD DOPO LA SCISSIONE: CAPIRE BENE E RILANCIARE AL MEGLIO IL PROPRIO CAMMINO di Giuseppe Lumia



La scissione di Renzi chissà quanto farà discutere. Sarà ancora una volta motivo di lacerazione. Alla base del PD soprattutto le ultime scissioni appiano entrambe forzate e poco comprensibili. Unità e sempre Unità gridano tutte le volte che i militanti ne hanno l’opportunità.

Due approcci in questi momenti si intersecano nelle letture politiche della scissione.

La prima è quella più classica. Un grande Partito Popolare, per di più progressista,  deve avere al suo interno differenze, rispettare il pluralismo e la capacità di sintesi. Al di là della contesa su chi siano  le reali responsabilità si avverte la scissione come un impoverimento e un problema gravissimo, soprattutto in un momento così delicato e travagliato per la vita politica del Paese e dell’Europa e per i pericoli di scivolamento verso l’ultra-destra nazionalista sempre in agguato...

La seconda è più stringente. Chi va via si ritiene che sbagli comunque a prescindere dalle motivazioni. Si rischia solo di fare del male, oltre che a se stessi,  al PD e al Paese. Un danno ancora più consistente proprio adesso che il PD è così esposto nell’esperienza inedita di “governo di svolta” con 5 Stelle e in vista delle oramai prossime elezioni regionali... Non si intravedono tra l’altro anche per questa scissione motivi a tal punto rilevanti e drammatici se misurati con il parametro nobile del bene comune...

Adesso bisogna andare alla radice dei problemi e lavorare con “cuore caldo e mente lucida” sulle questioni di fondo...

Elenchiamone alcune:

1) Il PD, la sua identità e il senso di appartenenza. Da quando è nato non trova pace. L’orientamento di sinistra e progressista sbanda continuamente. Non trova ancora un percorso politico e culturale moderno e aperto alle sfide delle domande di uguaglianza,
di rilancio del ceto medio-basso, della sicurezza, della lotta alle mafie, alle dipendenze, di governare adeguatamente i flussi migratori, il  cambiamento climatico, l’intelligenza artificiale, la biomedica, l’Europa da riformare... Al suo interno il senso di appartenenza è inoltre debolissimo se non inconsistente. Probabilmente le ultime due scissioni testimoniano una fragile scelta di militare con convinzione in questo partito misurandosi  al suo interno anche quando si è
minoranza...

2) Il PD deve comprendere che i suoi mali vanno tutti ancora curati. Purtroppo gli ultimi Congressi  non hanno svolto al meglio la propria funzione. Identità, Progettualità e Organizzazione sono un “logos politico” da riempire di valori, contenuti e condivisa sperimentazione... Bisogna dedicarvisi con passione ed energia “pensando globale e agendo locale”...

3) Bisogna liberare il Pd dal “genericismo”... La segreteria di Zingaretti deve evitare questa deriva. Solo due esempi. Sull’Europa. Limitarsi a chiedere un’altra Europa lascia il tempo che trova. Per affrontare e sciogliere i nodi di una globalizzazione ingiusta, dilaniata dai conflitti e dell’aggressione all’ecosistema, senza governance democratica, per curare i problemi interni alla stessa Unione Europea e le derive sovraniste e nazionaliste sempre pericolose bisogna coltivare una dinamica visione avanzata e reale come quella Federale degli Stati Uniti d’Europa. Declinarla con una road map politica diventa allora per il Pd una straordinaria opportunità di rilancio in grado di appassionare soprattutto le nuove generazioni. L’altro esempio è sulla Scuola. Non ci si può limitare ad annunciare grande attenzione senza poi  comprendere che bisogna fare concreti investimenti di portata senza precedenti per alzare, e di molto,  gli stipendi asfittici dei docenti, per passare alla scuola a “Tempo Pieno” su tutto il territorio e per rendere le scuole belle e moderne sul piano tecnologico e sociale...

4) Il PD deve rilanciare come non mai la lotta alle mafie. Non è mai successo che nel nostro Paese nella lotta alle mafie si investa con progettualità sistemica ed integrata sia sul versante socio-culturale che repressivo-giudiziario, sia sul versante della lotta alle collusioni politico-istituzionali che economico-finanziarie. Lascio immaginare quali  risultati si potrebbero ottenere spostandoci dall’”Antimafia del giorno dopo” a quella del “giorno prima” in termini di crescita di risorse per il lavoro e lo sviluppo, di fiducia nelle istituzioni e nella politica da recuperare tra i giovani, di dinamismo sociale e così via. In sostanza il PD deve promuovere un rilancio dell’impegno Antimafia chiamando le migliori energie a misurarsi con una scelta di portata storica liberatoria ed emancipativa...

5) Il PD si deve liberare del nefasto modello del “Partito IO”. Anche questa scissione è figlia alla fine di questo approccio. È un modello che esalta leadership autoreferenziali, con un linguaggio comunicativo aggressivo e battutista, pronto  a ritorcersi contro quando declina la propria stella... È tempo di aprire il cantiere del “Partito NOI” con leadership solide, coinvolgenti e inclusive, per  un Partito Comunità dai profili ideali e non ideologici, aperto e non autoreferenziale, progettuale e non emergenziale, ben organizzato quotidianamente e non solo attivo nei periodi elettorali, al tempo stesso territoriale e globale capace di selezionare una classe dirigente che sappia coniugare un “NOI” diffuso di Legalità Costituzionale e di Sviluppo Sostenibile...

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