CONGRESSO DEL PD. SIA UN CONGRESSO DI SVOLTA E NON UN CONGRESSINO DI ROUTINE di Giuseppe Lumia



Il Congresso del PD ancora non decolla. Si vola troppo basso.

Bisogna da subito stabilire se deve essere un Congresso di svolta storica oppure se deve limitarsi ad essere un Congressino scontato, di routine.

Nel primo caso si apre un percorso senza precedenti e capace di andare così alla radice della sconfitte elettorali e della disgregazione delle culture politiche progressiste. È necessario allora rompere gli indugi e caratterizzare la stessa competizione tra i candidati segretari su almeno quattro nodi che vanno sciolti non con il tipico genericismo inconcludente ma con un qualificato e coraggioso piglio e profilo progettuale:


1)  L’EUROPA. Quale  Idea-Progetto di Europa vogliamo condividere con i giovani e con il vasto contesto europeo. Servirebbe la lucida visione dei carcerati antifascisti di Ventotene, come Rossi e Spinelli per comprendere che l’attuale Unione Europea ha fatto oramai il suo tempo e che adesso è giunto il momento propizio e fecondo per aprire la Stagione Costituente degli Stati Uniti d’Europa.


2)  Il PAESE. Quale Idea-Progetto di Paese vogliamo condividere con i cittadini alla luce delle dirompenti domande di uguaglianza sostanziale, di sicurezza reale, di politica ambientale e di crescita produttiva ed occupazionale. Deve sapere innescare un tale dinamismo sociale che sia almeno pari a quello che abbiamo conosciuto negli anni ‘60 con il boom economico.


3) Il SUD. Quale Idea-Progetto abbiamo del Sud del Paese per misurarci  con la sfida storica di fare del Mezzogiorno la risorsa trainante di crescita dell’intero Paese sia sul piano produttivo e occupazionale che su quello sociale e della  lotta alle mafie.


4)  IL PARTITO. Quale Idea-Progetto abbiamo sul modello Partito. Bisogna liberarsi finalmente del fallimentare “Partito IO” per avviare la costruzione di un moderno, ben organizzato, plurale e territoriale “Partito NOI”.

Nel secondo caso è in agguato la trappola di ingabbiare  il Congresso in una sterile contrapposizione interna giocata tutta sul tipo di opposizione da  fare all’attuale Governo. Non c’è bisogno di un Congresso per svolgere una giusta e severa opposizione. Si perderebbe,  infatti,  un’occasione unica e rara per fare del Congresso il luogo della elaborazione politica per  rilanciarsi e si lascerebbe  alla fine il PD  in uno stato di grave crisi e in balia delle onde,  con il probabile  esito di una sua ulteriore e definitiva sconfitta elettorale già alle prossime elezioni europee.

Il PD ha in sostanza un bisogno vitale di fare un vero Congresso di radicale ripensamento delle Sua identità e dei Suoi profili strategici e organizzativi. Adesso più che mai!

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